Ogni perdita di talento femminile è una perdita per tutti noi: riflessioni di inizio ottobre sugli ultimi mesi.

mercoledì 06/10/2021

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Il tema della parità di genere è dibattuto da tempo ma è tornato con forza sotto i riflettori dell’opinione pubblica prima a causa della pandemia (le donne sono state più colpite rispetto agli uomini) poi sulla scia dei recenti avvenimenti dell’Afghanistan dove violenze e violazioni sono all’ordine del giorno.

 

Ripercorro gli avvenimenti più importanti di questi ultimi mesi, a partire da luglio.

Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) approvato lo scorso luglio può rappresentare una vera svolta se ben attuato e accompagnato da un bilancio dello Stato riformato a favore dell’occupazione femminile. Una criticità del PNRR è la poca chiarezza sull’obiettivo che si vuole raggiungere in termini di tasso di occupazione femminile; le nuove clausole che premiano chi assume donne e giovani sono facilmente aggirabili. E, infine, non ci sono fondi sufficienti per le infrastrutture sociali, in particolare per i nidi: solo 4,7 miliardi a fronte di un ammontare complessivo che supera i 250 miliardi.

 

A luglio il Governo ha pubblicato l’elenco delle misure necessarie per promuovere l’inclusione e ridurre il gender gap. È la strategia nazionale per la parità di genere. ‘In questo modo – spiega la ministra Bonetti – intendiamo superare la politica degli incentivi a tempo, per platee ristrette, e di tanti microbonus per le donne e la genitorialità’.  Saranno approvate misure strutturali che si tradurranno, ad esempio, nella parità di accesso agli appalti pubblici e ai concorsi. Dal 2022 dovrebbe andare a regime il nuovo assegno universale destinato a sostenere le famiglie. Inoltre, sta crescendo la spinta per misure più specifiche (come una tassazione agevolata temporanea in caso di ingresso al lavoro da parte del secondo percettore di reddito in famiglia). In questa prospettiva,  ‘incentivare’ vuol dire soprattutto creare le condizioni perché tutti i talenti abbiano le stesse possibilità di accesso alle opportunità e perché l’inclusività si mantenga nel tempo permettendo a tutti di esprimere il proprio potenziale.

 

Il Summit del Women20 – il gruppo del G20 che si occupa di uguaglianza di genere e rappresenta la società civile – si è tenuto a Roma a metà luglio: tre giorni per discutere di lavoro e imprenditorialità femminile, di opportunità offerte dallo sviluppo digitale, di accesso all’istruzione e ai servizi di cura, di presenza paritaria nei luoghi decisionali, di divario salariale e tecnologico e di contrasto agli stereotipi di genere e alla violenza sulle donne.

I principali temi sul tappeto sono: il troppo basso tasso di partecipazione femminile al mondo del lavoro e la questione della leadership. Le donne leader sono infatti sottorappresentate sia in politica che nelle imprese. Soprattutto all’interno delle aziende private esiste ancora un soffitto di vetro che impedisce l’accesso delle donne a posizioni dirigenziali. La situazione migliora con riferimento ai posti nei consigli di amministrazione delle ‘quotate’, grazie a normative in tema adottate da alcuni paesi (tra cui l’Italia). Con riferimento alla   disoccupazione femminile, va sottolineato che il fenomeno non può essere giustificabile ‘causa figli’, dal momento che la natalità italiana è la più bassa d’Europa. Recenti studi dimostrano che la curva demografica può essere invertita con il potenziamento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Un altro fenomeno a cui guardare con attenzione è quello di fuga dei cervelli femminili: le donne tendono ad espatriare più frequentemente (20% in più rispetto agli uomini) e a non fare ritorno.

Altri spunti di riflessione: è bassa la percentuale di donne che sceglie di laurearsi in discipline tecnico-scientifiche e digitali (STEM), dove sono presenti maggiori prospettive di sviluppo. Esiste poi un divario salariale che influenza negativamente l’indipendenza delle donne nel lungo termine. Ridotta inoltre l’alfabetizzazione finanziaria femminile.

Le motivazioni della situazione fotografata dal Summit sono: la resistenza culturale e gli stereotipi consolidati. In quest’ottica, il W20 non servirà solo a indicare la direzione del cambiamento, ma anche gli obiettivi concreti per realizzarlo. La principale novità è rappresentata dal fatto che, per la prima volta, il  G20 si occupa ad ampio spettro delle tematiche di genere. Il Summit inoltre si colora di un significato nuovo: produrre un documento conclusivo che potrebbe essere il primo vincolo internazionale al rispetto dei diritti delle donne in Afghanistan.  Come ha detto Elena Bonetti in un’intervista a ‘La Stampa’ del 27 agosto, il principale punto di forza del G20 è un nuovo sguardo puntato a superare l’approccio contingente di un singolo paese per lanciare un messaggio politico forte.

 

Si riconosce ormai trasversalmente la necessità di fare un salto di qualità verso l’uguaglianza di genere, obiettivo 5 dello sviluppo sostenibile. La politica di piccoli passi è fallita per le donne. Bisogna investire seriamente nelle politiche sociali. Bisogna cambiare radicalmente strada su servizi educativi per l’infanzia e assistenza di anziani e disabili.

Se la mancata emancipazione femminile è un tema di diritti imprescindibili, esso è centrale per stimolare la crescita. In altre parole, l’eliminazione del divario salariale e l’aumento del tasso di occupazione femminile generano un incremento significativo del PIL.

Vanno valorizzati anche gli aspetti non strettamente economici della ‘partecipazione femminile’ alla vita sociale. Il riconoscimento del ruolo delle donne passa attraverso le espressioni culturali, come il linguaggio. Magda Bianco, capo del Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia e Co-Chair del G20 Global Partnership for Financial Inclusion, ha sottolineato come autonomia e consapevolezza su temi di educazione finanziaria aiutano a prevenire forme di violenza domestica, spesso dovuta all’esclusione economica delle donne.  Il 1° ottobre, in occasione dell’evento inaugurale della quarta edizione del Mese dell’educazione finanziaria “Prenditi cura del tuo futuro”, Magda Bianco è tornata sul tema, identificando un target prioritario per le iniziative di educazione finanziaria: ‘due categorie che sono state particolarmente colpite dalla pandemia, i giovani e le donne’.

Più volte Annamaria Lusardi (direttrice del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria) ha citato le donne, come soggetti deboli in termine di educazione finanziaria. Cosa si può fare per rimediare? “Partiamo da un dato di fatto: è vero che le donne spesso gestiscono la quotidianità e i budget familiari, ma le decisioni a lungo termine le prendono gli uomini…Il volano per innescare interesse e coinvolgimento è il lavoro in gruppi di donne che insieme individuano soluzioni e si incamminano verso  l’indipendenza finanziaria’’ (intervista di Marco lo Conte ad Annamaria Lusardi, ‘Il Sole 24 ore’, 3 ottobre 2021).

‘Il potere delle donne è la forza che sprigionano quando le donne credono in sè stesse e combattono per realizzarsi…è la forza non sfruttata del nostro paese per rinascere’ (Linda Laura Sabbadini, ‘La Repubblica’, 8 settembre 2021).

 

Daniela Appignanesi, 6 ottobre 2021

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