Convegno UNITELMA sullo Smart working: opportunità e rischi per il lavoro femminile

lunedì 31/05/2021

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Presentazione del report “Smart working: opportunità e rischi per il lavoro femminile” di UNITELMA Sapienza.

Il 30 aprile 2021 la School of Gender Economics dell’Università telematica “UNITELMA Sapienza”, in collaborazione con Betterplace, ha presentato il report “Smart working: opportunità e rischi per il lavoro femminile”.

I relatori intervenuti si sono alternati con contributi in ambiti fortemente complementari, quali le valutazioni di impatto di genere del PNRR (Linda Laura Sabbadini, ISTAT e Chair Women20), la formazione aziendale per ridurre le disparità uomo-donna (Luisa Rizzitelli, fondatrice Betterplace), la ricerca accademica sullo smart working per ridurre il gender gap (Prof. Azzurra Rinaldi, Università UNITELMA; Prof. Marcella Corsi, Università Sapienza; Prof. Radu Mihailescu, Università NHL Stenden), le politiche economiche e sociali a supporto delle questioni di genere (Cons. Paolo Peluffo, CNEL).

UNITELMA ha sottoposto un questionario a un campione di donne tra i 18 e i 65 anni, per verificare l’impatto dello smart working sui carichi di lavoro e sugli impegni di cura.

Il 62% delle intervistate ha confermato di lavorare esclusivamente da casa, e di aver attivato lo smart working prima del Covid-19 nel 24% dei casi. Il 60% delle donne dichiara un aumento dei propri carichi di lavoro, con un’estensione dei tempi di lavoro accentuata dalla commistione tra ufficio (virtuale!) e luogo di cura. Le donne hanno dovuto dedicare molto meno spazio alla cura di sè, ad hobby e sport, al riposo ed alle pause dal pc, essendo, nel 75% dei casi, le sole a svolgere la funzione di caregiver.

Lo smart working si è configurato prevalentemente come uno strumento emergenziale, tanto da poter essere definito, nell’attuazione corrente, come home-working o telelavoro. Nella pianificazione del PNRR, senz’altro molto ambiziosa è, tuttavia, mancata una valutazione di impatto di genere ed obiettivi puntuali a sostegno delle donne. All’imprenditoria femminile sono stati destinati solo 400 milioni, mentre non è chiaro a quanto ammonti l’investimento sui nidi, né viene finanziata l’assistenza agli anziani non autosufficienti.

E’ stato sottolineato che il CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo) è impegnato con l’UE per normare il lavoro agile, il diritto alla disconnessione, con la richiesta a tutti i paesi membri di garantire, attraverso opportuni accordi contrattuali, che lo smart working non dia origine a nuovo lavoro povero, a sfruttamento del lavoro femminile e ad assenza di regole sull’orario di lavoro. Durante il webinar la Prof.ssa Marcella Corsi (Coordinatrice del Laboratorio su diversità e disuguaglianze di genere de La Sapienza) ha sottolineato che la perdita del luogo fisico di lavoro generata dallo smart working rappresenta una sfida per le organizzazioni, sia dal punto di vista logistico (prenotazione delle scrivanie, creazione di open space), sia per il benessere del lavoratore, che di fatto deve confrontarsi con la spersonalizzazione del proprio luogo di lavoro. Nel webinar Paolo Peluffo, Segretario Generale CNEL, ha accennato anche a una proposta di finanziamento pubblico per l’apertura di spazi comuni di lavoro.

L’importanza della partecipazione femminile al mercato del lavoro è stata definita come una delle questioni centrali per il futuro del nostro paese: la glaciazione demografica che stiamo attraversando ha portato già nel 2020 ad uno squilibrio tra nati e morti pari a quello stimato per il 2065. Il contestuale aumento del debito pubblico per i prossimi venti anni impone misure che contrastino il parallelo declino del PIL: è indispensabile, quindi, cogliere le opportunità offerte dallo smart working per promuovere e supportare l’occupazione delle donne, contrastando il paradigma del controllo del cosiddetto “capitalismo della sorveglianza”.

Altrettanto imprescindibili saranno le campagne di comunicazione e formazione per accrescere la consapevolezza dei dirigenti, in primis, sull’importanza dell’equilibrio di genere nelle aziende, non solo per le donne, ma per la ricchezza ed il benessere del paese tutto.

In conclusione, si è ribadita la necessità di favorire una transizione culturale, anche attraverso l’adozione di nuove leggi che promuovano la condivisione della cura, come, ad esempio, una legge sull’equiparazione della durata del congedo di paternità obbligatorio a quella del congedo di maternità obbligatorio. Nella pianificazione strategica per il futuro, sarà assolutamente da evitare che lo smart working diventi una misura specificamente rivolta alle donne, come già sostanzialmente avvenuto per il part-time.

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