Io trafficante di virus


Per il suo cocktail estivo a Roma, il 26 luglio l’Associazione Donne Giuriste Italiane (ADGI) ha scelto di presentare insieme due libri che offrono prospettive molto diverse sulla giustizia in Italia: un accostamento stimolante, arricchito dalla presenza degli autori, dalle domande di Maddalena Del Re (Presidente ADGI Roma) e dagli interventi delle partecipanti.

L’Avvocata Irma Conti, ex-presidente dell’ADGI, ha introdotto il libro della Professoressa Ilaria Capua “Io trafficante di virus. Una storia di scienza e di amara giustizia” – Rizzoli 2017. Il dott. Vincenzo Barba, Pubblico Ministero presso il Tribunale di Roma, ha presentato il libro “Dodici qualità per sopravvivere in Tribunale (e non è nemmeno certo)” Giappichelli – 2017, del dott. Giacomo Ebner, G.I.P. presso il Tribunale penale di Roma.

Ilaria Capua, virologa, ha dato al suo libro il titolo di un articolo dell’Espresso, che diffondeva l’accusa mossa dal procuratore aggiunto di Roma di aver diffuso il virus della febbre aviaria, che colpisce gli umani, per beneficiare della vendita di vaccini, promossi da multinazionali. L’accusa è stata dimostrata infondata, ma solo dopo sette anni, che la professoressa Capua ha riassunto con pacatezza, riuscendo allo stesso tempo a comunicare il senso di sgomento e incredulità di fronte alle lungaggini, la mancanza di informazioni, la fuga di notizie della quale è stata vittima.

Su tutt’ altro registro il libro di Giacomo Ebner, che cerca di descrivere la macchina della giustizia dal suo interno, in modo critico, ma ironico. Il contrasto tra le due prospettive, di chi la giustizia la amministra e chi la subisce, è emerso chiaramente. Si tratta, come ha riconosciuto la Professoressa Capua, di un contrasto che le donne sentono in modo acuto, dovendo spesso conciliare la dedizione alla propria professione (studio, sforzi, sacrifici, lunghi orari) con lo slancio empatico e affettivo che moltissime donne apportano al loro lavoro, del quale apprezzano e promuovono la dimensione umana. L’Avvocata Conti e il dottor Ebner hanno ripreso questo tema, sottolineando l’importanza, da un lato, di “trovare la persona dietro il fascicolo”, dall’altro, di coltivare attività e interessi esterni alla professione, che consentano ai magistrati e agli avvocati di capire meglio il contesto nel quale operano, ricaricarsi, trovare una combinazione tra distacco e empatia.