Giornata europea per la parità retributiva. Lavoro alle donne, ma con la giusta retribuzione


Il 3 novembre 2016 è trascorsa la Giornata europea per la parità retributiva, il giorno in cui le donne di tutta l’UE smettono di fatto di essere pagate per il loro lavoro, in qualunque settore siano impiegate.

Questo è il dato che emerge dall’indagine condotta dalla Commissione Europea sul divario retributivo di genere che, al pari dello scorso anno, si aggira in media al 16,7% senza previsioni di miglioramento.

“Se l'uomo europeo medio smettesse oggi di lavorare, la sua retribuzione a fine anno sarebbe comunque identica a quella della donna europea media che lavorerà invece fino al 31 dicembre. Questo non è giusto, non è sostenibile e, francamente, non è accettabile.” Hanno dichiarato il Vicepresidente Timmermans e le commissarie Thyssen e Jourovà alla viglia dell’evento.

“Il "soffitto di cristallo" esiste ancora: sebbene vi siano più laureate che laureati, le donne rappresentano meno del 5% dei dirigenti d'azienda in Europa. Così facendo sprechiamo talento femminile.”

Considerazioni che non mutano se analizziamo le singole realtà statali: in Italia, ad esempio, il divario retributivo complessivo è pari al 43.9%, mentre nell’UE è inferiore di circa il 4%. (Eurostat 2014)

Le cause sono ciò per cui le Associazione di Donne si battono ormai da molti anni: l’impossibilità per le donne di raggiungere posizioni di vertice, la difficoltà di conciliare la vita familiare con il lavoro e, soprattutto, l’interruzione di carriera dovuta a periodi di tempo fuori dal mercato (maternità).

Per un’analisi specifica della situazione italiana leggete il Rapporto completo in allegato.