Il 13 settembre abbiamo partecipato al Convegno sul Rapporto “Più donne nel management, più opportunità per il Paese” curato dal Club 30% (ramo italiano del più ampio club globale (30percentclub.org) e presentato dalla Vice Presidente del Senato Linda Lanzillotta. Sono intervenuti la presidente di Ania, Maria Bianca Farina, il presidente di Ibm Italia, Nicola Ciniero, l’amministratore delegato di Allianz Global Assistance, Paola Corna Pellegrini, l’amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, Maurizio Gentile, il presidente di Msd e Spmsd Italia, Nicoletta Luppi, la vice presidente di Confindustria Antonella Mansi e la responsabile del Club 30% Odile Robotti.
Il rapporto mostra che la rappresentanza femminile nelle posizioni manageriali delle maggiori aziende quotate italiane è del 9%, un livello molto inferiore alla media europea già di per sé bassa (15% sulle prime 613 società europee quotate); in aggiunta, non vi sono donne che ricoprono il ruolo di amministratore delegato. Considerando un campione più ampio (316 società quotate italiane) si registrano solo il 6,5% di Presidenti e il 6,8% di amministratori delegati donne. Il quadro di rappresentanza femminile migliora di poco se si considerano le posizioni di dirigente e quadro: rispettivamente il 15% e il 28 % del totale.
“I benefici di una presenza di genere bilanciata nella leadership sono ormai stati dimostrati – si legge nel Rapporto – ed è certo che il problema non si risolve spontaneamente (il bilanciamento di genere migliora dell’1% l’anno circa). La questione quindi non è se intervenire, ma come”.
La proposta riportata nel documento - che è il manifesto del 30% Club Italia - è “aumentare la rappresentanza femminile senza ricorrere a quote obbligatorie per raggiungere il 30% di presenza femminile entro il 2020”, adottando obiettivi volontari fissati dalle stesse organizzazioni.
In particolare il rapporto suggerisce alle aziende interventi articolati su tre livelli: sociale, organizzativo e individuale.
Gli interventi in ambito sociale, volti a supportare il bilanciamento di genere nelle aziende, includono: l’adozione di misure a maggior sostegno delle famiglie (welfare, lavoro agile, congedo parentale); la diffusione di modelli di ruolo e la promozione di campagne pubblicitarie che indirizzino le donne verso settori e professioni con migliori prospettive di impiego; la rigorosa applicazione di criteri meritocratici per gli avanzamenti di carriera.
Gli interventi organizzativi, sui quali le aziende hanno massima autonomia, riguardano: l’elaborazione di una strategia e la definizione di obiettivi di bilanciamento; la promozione delle pari opportunità per i generi, con il superamento del “presenzialismo”; la comunicazione trasparente della propria situazione di bilanciamento e del proprio impegno; l’offerta di formazione su inclusione, diversità, limiti dovuti alla cultura di genere ed empowerment femminile.
Infine, su base individuale, occorre che le donne accrescano la propria fiducia nel sistema e superino comportamenti di auto-esclusione (da non confondere con scarsa fiducia sul proprio potenziale). Pertanto, sono proposti seminari di sensibilizzazione su stereotipi di genere e loro influenza sulle carriere femminili nonché corsi di empowerment e leadership al femminile.
Leggi il rapporto completo in allegato.